Ispirazione: 4 viandanti - un latino, un greco, un ebreo e un arabo - in una notte buia e tempestosa si ripararono sotto l’arco di un acquedotto, il "Ponte dei diavoli".
I quattro erano dei sapienti, tutti medici, tutti con conoscenze diverse e di religione diversa. Iniziarono a parlarsi, forse in latino alternando il greco: per loro la differenza di fede non era un ostacolo e le diverse esperienze erano un arricchimento. Essi compresero subito l’importanza di unirsi e di diffondere le loro nozioni di medicina.
Fin qua la leggenda, ma la storia, quella vera, ci consegna la fondazione della Scuola Medica Salernitana avvenuta nel medioevo intorno al IX secolo. La Sonia bambina scoprì poi che Abella Salernitana, a cui era intitolata l’istituto scolastico che lei frequentava, era stata una delle donne che operavano nell'ambito della Scuola Medica: un insieme di personalità femminili che divennero famose col nome di Mulieres Salernitanae e che svolsero un ruolo particolarmente importante nella pratica e nell'insegnamento della medicina, lasciando anche diverse opere teoriche di approfondimento. La bambina guardò nuovamente il ponte dei diavoli e pensò che probabilmente altre donne nel corso del tempo avevano svolto mestieri considerati maschili e le sarebbe piaciuto conoscere le loro vite.
Il tempo passa, Sonia cresce e si laurea in architettura, ma intanto dentro di lei sono sempre latenti alcune domande: quante donne nel corso dei secoli sono state protagoniste, sono state donne straordinarie in diversi settori? Quante hanno contribuito allo sviluppo e al benessere della società? Quanto è importante per tutti noi diffondere modelli femminili di riferimento? Le tante impronte di queste donne non si riconoscono, le loro figure sono state dimenticate, pur avendo compiuto azioni determinanti tanto quanto quelle dei colleghi che invece hanno il loro posto nell’Olimpo dei grandi uomini. Sui testi di storia e di scienza le donne non sono presenti, e altresì in altre sedi se ne parla in modo poco strutturato e sistematico, mai con una visione d’insieme:
Sonia sente che vuole fare qualcosa per rendere visibili queste grandi donne. Prima di specializzarsi in ergonomia legge il saggio di urbanistica di Kevin Linch dal titolo “L’immagine della città” in cui l’autore parla di leggibilità in senso lato e di “chiarezza apparente”, ossia “la facilità con cui le parti del paesaggio urbano possono venir riconosciute”.
Grazie a questa lettura Sonia ha l’acuta intuizione di creare qualcosa che dia evidenza a tutte le donne che nel corso del tempo hanno contribuito al progresso e alla scienza. Nel 2020 nasce così Donna Immagine Città.
Valeria Casati, è l'autrice della mappa.