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Quel "venticello" del pettegolezzo
profili psicologici, funzione antropologica, genere teatrale e gossip settecentesco
13 maggio 2025 dalle 21:00
GrandiDonne in Clubhouse
“Più lento, più profondo, più dolce”. “Con questo motto – osservava Alexander Langer – non si vince nessuna battaglia frontale, però forse si ha il fiato più lungo”.
Quel “venticello leggero” che “pian piano” s’insinua nelle menti, ha un ruolo centrale tanto nella psicologia individuale quanto nella struttura sociale e teatrale. Vediamolo da tre prospettive: psicologica, antropologica, e drammaturgica.
Il pettegolezzo nel genere teatrale
Il pettegolezzo è un motore drammaturgico ricorrente nella commedia dell’arte, nella commedia di costume, e nella commedia musicale come il Barbiere di Siviglia.
Serve a:
- muovere la trama: spesso un malinteso o una diceria crea l’intreccio;
- generare comicità: esagera i vizi sociali e i tic psicologici;
- smascherare le ipocrisie: i personaggi più ridicoli sono spesso quelli che spettegolano o ne sono vittime inconsapevoli.
Nel Barbiere, il celebre aria del Don Basilio (“La calunnia è un venticello”) è un vero e proprio trattato teatrale sul potere del pettegolezzo, che parte sottile e si ingrandisce fino a travolgere il bersaglio.
Profili psicologici dei pettegoli
Chi sono i pettegoli? Dal punto di vista psicologico, possiamo identificare diversi tratti di personalità:
- Bassa autostima: chi spettegola può sentirsi insicuro e usa l’informazione sugli altri per guadagnare potere o attenzione. Denigrare gli altri può essere un modo per nascondere un proprio senso di inferiorità o per contrastare chi viene percepito come “migliore”.
- Bisogno di controllo: il pettegolezzo è un modo per manipolare la percezione altrui.
- Bisogno di appartenenza: condividere segreti o giudizi sugli altri crea un legame di complicità nel gruppo, favorendo l’inclusione.
- Narcisismo sociale: si cerca di essere al centro dell’attenzione tramite la “rivelazione”. Il pettegolo manipola le informazioni per posizionarsi come “detentore della verità” o per indebolire altri.
Proiezione e rivalità: si spettegola per ridurre l’altro, spesso proiettando su di lui le proprie debolezze.
Il Don Basilio, ad esempio, è un personaggio servile e subdolo: non ha potere diretto, ma manovra le sorti dei personaggi attraverso la voce, la calunnia, il “venticello”.
Funzione antropologica del pettegolezzo
Sul piano antropologico e sociale, il pettegolezzo ha avuto – e ha – funzioni molto importanti:
- coesione sociale: aiuta a rafforzare norme condivise all’interno di un gruppo (“quello che ha fatto X non si fa!”).
- controllo del comportamento: la paura del giudizio limita gli eccessi individuali.
- scambio di informazioni: in assenza di media o istituzioni forti, il pettegolezzo era (ed è) una forma di intelligence popolare.
- costruzione del mito e dell’identità: nelle comunità tradizionali, le storie e le dicerie formano l’identità collettiva.
- In teatro, queste dinamiche si riflettono nei ruoli fissi: l’informatore, il servo furbo, il moralista, il borghese ipocrita.
Il pettegolezzo come strumento evolutivo
Secondo l'antropologo Robin Dunbar, il pettegolezzo ha svolto un ruolo cruciale nell'evoluzione umana. Nelle prime comunità umane, la condivisione di informazioni su altri membri del gruppo aiutava a stabilire legami sociali e a mantenere la coesione del gruppo. In questo contesto, il pettegolezzo funzionava come una forma di "spulciamento verbale", sostituendo il grooming fisico osservato nei primati, per rafforzare le relazioni sociali e facilitare la cooperazione all'interno di gruppi sempre più grandi.
Tuttavia, il gossip è una forma pura di aggressione, ma protetta: chi sparla non rischia ritorsioni legali. Le vittime preferite sono tutti coloro con cui ci sentiamo in competizione o che rappresentano una minaccia evolutiva.
Il pettegolezzo nell'era digitale
Con l'avvento dei social media, il pettegolezzo ha trovato nuove piattaforme per diffondersi. Studi come quelli di Antonia Cava e Francesco Pira nel loro libro Social Gossip evidenziano come il gossip online sia diventato parte integrante della costruzione dell'identità personale e collettiva. I social network amplificano la portata del pettegolezzo, trasformandolo in uno strumento potente per influenzare opinioni e comportamenti.
Danni per le vittime del pettegolezzo
Il pettegolezzo può essere leggero o devastante. Nei casi più gravi, può comportare:
- Danno reputazionale: Una volta che un'immagine negativa si è diffusa, è difficile da correggere, anche se è falsa.
- Isolamento sociale: Le vittime possono essere evitate, escluse, emarginate.
- Stress psicologico: Ansia, depressione, paranoia possono derivare da continue insinuazioni o maldicenze.
- Perdita di opportunità: Nella vita professionale o affettiva, una voce infondata può ostacolare relazioni o carriera.
Danni per la comunità
Il pettegolezzo non logora solo chi lo subisce: mina anche il tessuto sociale:
- Erosione della fiducia: Quando le persone temono di essere oggetto di dicerie, diventano meno aperte e cooperative.
- Conflitti e divisioni: I gruppi si spaccano, nascono fazioni e rivalità basate su “si dice” più che su fatti.
- Diffusione della cultura dell’apparenza: Piuttosto che costruire relazioni autentiche, si impara a "gestire la propria immagine", creando maschere sociali.
- Riduzione del senso di responsabilità: Parlare degli altri diventa più facile che affrontare problemi reali o prendere decisioni etiche.
Il pettegolezzo è femmiile o maschile?
Le ricerche dimostrano che uomini e donne spettegolano con frequenza simile, ma con motivazioni e contenuti differenti.
Mentre le donne spettegolano più su aspetti relazionali, gli uomini si concentrano su successi e risultati, utilizzando il gossip come mezzo per affermare la propria posizione nel gruppo.
La gelosia romantica e l'autostima sono i fattori che influenzano le donne a diffondere pettegolezzi su rivali attraenti. I risultati indicano che la gelosia aumenta la probabilità di condividere informazioni negative, mentre un'autostima più elevata può moderare questa tendenza. Sembra che tra le donne siano le più giovani a una maggiore propensione al pettegolezzo, forse per una correlazione con la maggiore, ma anche non lunga, capacità riproduttiva.
Avremo con noi anche gli autori di tre libri "pettegoli":
1) La Guida pettegola al Settecento inglese di Francesca Sgorbati Bosi, pubblicata da Sellerio nel novembre 2024, è un'opera che esplora la vita quotidiana e gli aspetti meno noti dell'Inghilterra del XVIII secolo attraverso aneddoti, scandali e curiosità. Dagli scandali reali degli Hannover alle prostitute più note del paese, dai matrimoni clandestini in stile Las Vegas a uno dei primi crack finanziari, dalle mogli indesiderate messe all’asta ai linguaggi segreti inventati dalle dame per proteggersi da orecchie indiscrete, dalla pazzia di Giorgio III alla gogna per le giocatrici d’azzardo incallite. E ancora: cosa bevevano i ricchi per distinguersi dal resto della popolazione, e in che modo l’arrivo del gin cambiò la società inglese? Quali erano i dettami della moda dell’epoca e che significato politico possedevano gli abiti? Quale rapporto avevano i britannici con gli animali? Quanto erano diffuse superstizione e ignoranza nella patria della razionalità, durante il secolo dei Lumi?
2) Interessante confrontare la società inglee e quella francese grazie a un altro testo di Francesca Sgorbati Bosi: Guida pettegola al Settecento francese. Venivano pubblicate notizie brevissime in libretti e altre forme: "Espions", "Chroniques", "Gazettes scandaleuses". Ed esistevano già le agenzie e i bollettini specializzati che li rifornivano. Non mancava la volontà di colpire un avversario. Un gossip che toccava naturalmente tutti i campi, con preferenza per sesso, potere, carriera e gloria. E tutti gli ambienti interessanti, dalla corte in giù.
3) Nel suo saggio Gossip & Oral Sex, Antonio Riccio propone un’interpretazione originale e provocatoria del pettegolezzo, considerandolo una delle prime forme di comunicazione sociale orale, al pari del linguaggio rituale e delle espressioni di desiderio e potere. Il titolo stesso, volutamente spiazzante, accosta due attività apparentemente lontane – il parlare di altri e l’intimità fisica – per suggerire che entrambe rispondono a una funzione biologica e culturale di coesione e scambio.
Parliamo di Pettegolezzo il 13 maggio alle 21:00 su Clubhouse in GrandiDonne.
Chi modera, collabora e quali ospiti?
- Tatjana Callegari, assistente europarlamentare, criminologa e regista di opere a carattere sociale;
- Barbara Nocella, psicologa del lavoro e delle organizzazioni, esperta in criminologia investigativa;
- Antonio Riccio, etnoantropologo;
- Francesca Sgorbati Bosi, lingue e letterature moderne. Settecentista focalizzata sul Settecento francese e inglese;
- Sonia R. Marino, architetta, ergonoma e fondatrice di 'donna immagine città' e delle room GrandiDonne;
- Stefania Capati, direttrice Radio Tuscia Event;
- Valeria Casati, Imperfezione creativa;
- Domenico Creazzo, imprenditore;
- Eleonora G. Giallombardo, consulente comunicazione;
- Giulia Parini Bruno, NuoveRadici APS;
- Mehret Tewolde Weldemicael, Associazione Le Réseau e Italia Africa Business Week;
- Leda Tripodi, ASVIS Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile;
- Casimiro Vizzini, Africa-Europe Foundation e Human Cell Atlas UNESCO.
Come collegarsi e ascoltare:
- scaricare sul cellulare la app gratuita Clubhouse
- crearsi un account
- cercare e collegarsi alla house GrandiDonne
- per entrare in room entra in Clubhouse alle 21:00 del 13 maggio e troverai la room "Quel venticello del pettegolezzo: profili psicologici, funzione antropologica, genere teatrale"
VI ASPETTIAMO!
Prossimi eventi Clubhouse:
20 maggio 2025 - Fashion Victims: ieri oggi domani
27 maggio 2025 - Fake e luoghi comuni in meccanica quantistica con Catalina Curceanu
La prima room di questo IV ciclo di GrandiDonne è stata:
1 ottobre 2024 - Fattore Campo: Calcio Politica Economia e Femminile
Moderatori, moderatrici e partecipanti.

Sonia R.
Marino

Stefania
Capati

Valeria
Casati

Domenico
Creazzo

Eleonora G.
Giallombardo

Giulia
Parini
Bruno

Mehret
Tewolde
Weldemicael

Leda
Tripodi

Casimiro Vizzini

Tatjana
Callegari

Barbara
Nocella

Antonio
Riccio

Francesca Sgorbati Bosi
Sonia R. Marino, architetta, european ergonomist certificata a Bruxelles, fondatrice di:
- ‘donna immagine città’, promozione delle pari opportunità e contrasto agli stereotipi.
- Integronomia, ricerca, formazione, consulenza e progettazione in ergonomia/ingegneria dei fattori umani e sostenibilità, applicate a wayfinding, ambienti fisici e virtuali, design e postazioni di lavoro, progettazione multisensoriale e della piacevolezza, luce/colore/fattori naturali. Pubblicazioni in ergonomia e sostenibilità.
GrandiDonne è una delle tante attività ideate nell'ambito di 'donna immagine città' per la diffusione e informazione di buone pratiche sull'Equità. Altre attività di diffusione sono:
- Atlante Storico Geografico GrandiDonne
- Podcast: Vi Raccontiamo 1 Storia
- 'donna immagine città' On air su Casa Radio.
Stefania Capati, direttrice Radio Tuscia events.
Valeria Casati, si occupa di servizi di supporto organizzativo e promozionale per realtà del settore culturale. Appassionata ed esperta di Mappe Mentali. Imperfezione Creativa.
Domenico Creazzo, imprenditore edile interessato a tematiche sociali e diritti. Di suo particolare interesse l'analisi della Costituzione italiana.
Eleonora G. Giallombardo, consulente comunicazione.
Giulia Parini Bruno, giornalista, NuoveRadici APS.
Mehret Tewolde Weldemicael, esperta di diversity&inclusion, vicepresidente Associazione Le Réseau e CEO di Italia Africa Business Week.
Leda Tripodi, ASVIS Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.
Casimiro Vizzini, medico, già segretario generale dell’European University Alliance for Global Health. Attualmente consulente dell'Africa-Europe Foundation e responsabile Human Cell Atlas presso l'UNESCO.
Tatjana Callegari, assistente europarlamentare, criminologa e regista di opere a carattere sociale. Nelle sue attività e progetti unisce l'analisi criminologica alla comunicazione, all'attivismo e politico e alla sensibilizzazione attraverso l’arte, focalizzandosi su tematiche legate alla giustizia sociale e ai diritti umani.
Barbara Nocella, psicologa del lavoro e delle organizzazioni, esperta in criminologia investigativa, criminal profiling, narcisismo maligno e manipolazione affettiva.
Antonio Riccio, etnoantropologo, ha insegnato Antropologia culturale presso La Sapienza di Roma, la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino - Angelicum e l'Istituto Teresianium di Roma. E’ stato direttore scientifico del Museo della pietra di Ausonia (FR) (museo Demo Etno Antropologico).
Francesca Sgorbati Bosi, laureata in lingue e letterature moderne alla Cattolica di Milano con una tesi su “The beggar’s opera” di John Gay. Settecentista focalizzata sul Settecento francese e inglese, sia con traduzioni di testi mai pubblicati prima, sia con saggi che siano storicamente accurati ma piacevoli da leggere anche per i non specialisti, per far capire quanto fosse vivace, frizzante e sorprendente, ma anche pieno di luci e ombre, il Secolo dei Lumi, che in Italia è purtroppo poco conosciuto nonostante sia alla radice della nostra società moderna. Libri scritti: Guida pettegola al settecento inglese; Nobili contraddizioni; Guida pettegola al settecento francese; Guida pettegola al teatro francese del Settecento; Non mi attirano i piaceri innocenti; A tavola coi re. Tutti pubblicati per Sellerio.
DONNA IMMAGINE CITTA' è promossa da: Integronomia ergonomia e sostenibilità; Istituto Nazionale Biostrutture e Biosistemi Consorzio Interuniversitario; Ergolab Unitus presso Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell'Università della Tuscia.
DONNA IMMAGINE CITTA' per la promozione delle pari opportunità e il contrasto agli stereotipi di genere.
MEDIA PARTNER: Casa Radio, Radio Tuscia Events, Informazione Quotidiana.
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